AUGURO A TUTTI UN 2010 FANTASTICO


                                                                                                                                                                    IL 2010 E ARRIVATO

LUIS VI AUGURA UN FELICE NATALE



UNA POESIA DEL SANTO NATALE

IL PRESEPE

   
     IL PRESEPE TRADIZIONE ITALIANA:                                                  


Il nome “presepe” viene del Vangelo di San Luca, in cui si racconta che la Madonna, dopo aver partorito, avvolse il piccolo Gesù nelle fasce e lo mise in un praesepe, cioè in una mangiatoia. L'invenzione del presepe come lo conosciamo oggi, è attribuita a San Francesco.



Secondo la biografia del santo, due settimane prima del Natale del 1223 san Francesco si accordò con Giovanni Velita, signore di Greccio, per celebrare proprio nel paese umbro la nascita di Gesù, volendo ricreare non solo l'atmosfera di Betlemme ma anche i disagi vissuti dal bambinello. Così, con la partecipazione della popolazione, nacque il primo presepe vivente della storia.

I PERSONAGGI DEL PRESEPE
Gran parte delle ambientazioni tipiche del presepe non derivano dai Vangeli canonici, che parlano in modo vago della natività, ma da quelli apocrifi e da arcane tradizioni ormai dimenticate.
Il bue a l'asinello, ad esempio, derivano da un'antica profezia di Isaia: "Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone". Sebbene Isaia non si riferisse assolutamente alla nascita del Cristo, l'immagine dei due animali venne utilizzata comunque come simbolo degli ebrei (rappresentati dal bue) e dei pagani (rappresentati dall'asino).
Anche la stalla o la grotta in cui Maria avrebbe dato alla luce il Messia non compare nei Vangeli canonici: anche quest'informazione arriva dai Vangeli apocrifi. Inoltre non bisogna dimenticare che la grotta è un ricorrente simbolo mistico e religioso per molti popoli soprattutto del settore mediorientale: una delle più famose divinità persiane, Mitra, nacque proprio in una grotta, il 25 dicembre.
Le gesta dei Re Magi, invece, vengono narrate dal Vangelo dell'Infanzia armeno.
LA TRADIZIONE
Il Presepe, secondo la tradizione, deve essere fatto il giorno di San Nicola o di Santa Lucia (di sant'Ambrogio a Milano), lasciando però la mangiatoia vuota, che accoglierà il bambinello nella Notte di Natale. Il Presepe si completa il 6 di gennaio, con l'arrivo dei tre Re Magi venuti dall'Oriente a portare doni di oro, incenso e mirra a colui che la stella cometa aveva indicato come “Luce del mondo”.

IL PRESEPE NELLA STORIA
Primo esempio di presepe inanimato a noi pervenuto è quello che Arnolfo di Cambio scolpì nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue nella cripta della Cappella Sistina di S. Maria Maggiore a Roma.
Da allora e fino alla meta' del 1400 gli artisti modellano statue di legno o terracotta che sistemano davanti a un fondale riproducente un paesaggio, ambientazione della scena della Natività: i presepi, però, vengono esposti solo all'interno delle chiese.
Per i primi veri presepi dobbiamo aspettare il XV secolo, quando si diffonde l'usanza di collocare nelle chiese grandi statue permanenti: uno dei più antichi, tuttora esistenti, è il presepe monumentale della Basilica di Santo Stefano a Bologna che viene allestito ogni anno per Natale.
Dal XVII secolo il presepe inizia a diffondersi anche nelle case, quelle dei nobili, sotto forma di "soprammobili" o di vere e proprie cappelle in miniatura, anche grazie all'invito del papa durante il Concilio di Trento ad incoraggiare questa pratica.
Nel XVIII secolo, addirittura, a Napoli si scatena una vera e propria competizione fra famiglie su chi possieda il presepe più bello: in questo periodo il presepe napoletano raggiunge la celebrità che tutt'oggi conserva, conferendo al tradizionale presepe caratteristiche sempre più “umane”, con l'aggiunta di personaggi della quotidianità.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Non tutti sanno che, nell'iconografia antica, la stella cometa non viene rappresentata con una coda. Fu Giotto il primo a dipingere la natività con una stella dotata di coda, nell'affresco contenuto nella cappella degli Scrovegni a Padova.



L'affresco, riporta probabilmente un fenomeno che impressionò fortemente il pittore: il passaggio della cometa di Halley nel 1301.
Da quel momento si moltiplicarono i quadri ispirati a questo affresco, probabilmente perché la coda rispondeva al desiderio di avere un corpo celeste che indicasse una direzione, e la stella con la coda entrò a pieno titolo nell'iconografia tradizionale della natività.

LA STELLA C'ERA DAVVERO? ED ERA UNA COMETA?
Vari studiosi si sono cimentati nell'identificazione della “stella di Betlemme” apparsa ai Magi intorno all'anno zero.
Alcuni hanno ipotizzato che si trattasse della cometa di Halley, la stessa che impressionò Giotto e che fu visibile dalla Terra nel 12 a.C.. Ma questa data non è compatibile con l'opinione corrente della maggior parte degli storici che datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C.

La gran parte degli studiosi è propensa a credere che “la stella” che guidò i Magi non fosse un singolo oggetto celeste, ma una congiunzione di pianeti: Keplero segnalò che nel 7 AC. vi fu una tripla congiunzione di Giove con Saturno, evento molto raro che si verifica ogni 805 anni, mentre nel 6 a.C., vi furono simultaneamente le congiunzioni di Giove con la Luna e di Marte con Saturno, entrambe nella costellazione dei Pesci.
Questo fenomeno deve aver avuto un enorme valore: essendo considerata una 'grande' congiunzione e in vista della imminente era del messia (o anche età dell'oro), mise in allarme l'intero mondo antico.
Inoltre, secondo i calcoli,  Betlemme si trova proprio nella direzione in cui la luce nella costellazione dei Pesci poteva essere percepita da viaggiatori che giungessero da Oriente ed alcuni documenti confermano che fu proprio nel 7 a.C. che nei cieli della sponda meridionale del Mediterraneo e in Mesopotamia si verificò un fenomeno luminoso nettamente percepibile con gli stessi caratteri di quello dell'episodio dei Magi.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 
 L'albero di Natale ha una tradizione antica che viene fatta risalire alle popolazioni germaniche, in particolare ai Teutoni. Essi solevano celebrare il Solstizio d’inverno recandosi nel bosco e recidendo un abete come rito propiziatorio.



Portato in casa, l'abete veniva addobbato con ghirlande e dolci: insomma un vero e proprio antenato del nostro Albero di Natale. L'immagine dell'albero, specie se sempreverde, come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale e, probabilmente, in seguito assimilato dal Cristianesimo.

La prima notizia ufficiale sull'uso dell'albero di Natale viene dall'Alsazia. È una cronaca di Strasburgo e nel  1605 annota: "Per Natale i cittadini si portano in casa degli abeti, li mettono nelle stanze, li ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similoro".

Prima dell'apparizione "ufficiale" dell'albero di natale, però, esisteva un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “Gioco di Adamo ed Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell'abbondanza per ricreare l'immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché quest'ultimi avevano una profonda valenza "magica" per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici.

L'usanza vera e propria dell'albero di Natale entrò nelle case tedesche nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo era già pratica comune in tutte le città della Renania. L'uso di candele per addobbare i rami dell'albero è attestato già nel XVIII secolo Per molto tempo, la tradizione dell'albero di Natale rimase tipica di queste regioni.

Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A tutt'oggi, la tradizione dell'albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell'Europa di lingua tedesca (si veda per esempio l'usanza dei mercatini di Natale)
 
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


"I re magi erano tre fratelli: Melchiorre, che regnava sui persiani, poi Baldassare che regnava sugli indiani, ed il terzo Gaspare che dominava sul paese degli arabi". Così narrano i Vangeli apocrifi, che co forniscono il numero e i nomi dei sapienti orientali.



Le gesta dei Magi vengono narrate anche nel Vangelo di Matteo, che ne racconta la partenza verso Betlem, l'adorazione del bambino e la visita dell'angelo che li avvertì di non tornare da Erode.
La parola mago, che deriva dal greco 'magoi', non faceva riferimento a persone con poteri soprannaturali, bensì definiva gli appartenenti ad una casta sacerdotale persiana che si interessava di astronomia e astrologia. I magi erano gli studiosi dei fenomeni celesti.
La loro religione li conduceva alla costante attesa di un 'Soccorritore divino", il ruolo del quale sarebbe stato quello di aprire un'era di rinnovamento e di rigenerazione dopo la fase di decadenza che l'aveva preceduto: in particolare il 'Soccorritore' sarebbe dovuto nascere da una vergine discendente da Zarathustra e avrebbe condotto con sé la resurrezione universale e l'immortalità per gli esseri umani. Molte leggende accompagnavano il mito del 'Soccorritore', tra le quali: una stella lo avrebbe annunciato. Tenendo conto di questo contesto culturale, non meraviglia il comportamento dei magi nella descrizione di Matteo.

SIMBOLOGIA DEI MAGI E DEI DONI 
I magi sono tre, il numero perfetto, e diverse sono le interpretazioni date a questo numero. Alcuni ci vedono rappresentate le tre eta' dell'uomo: gioventù, maturità e vecchiaia. Altri le tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa.
Anche i tre doni dei Magi hanno un significato: fanno riferimento alla duplice natura di Gesu', quella umana e quella divina: l' incenso, testimonianza di adorazione alla sua Divinità, la mirra, per il suo essere uomo, l'oro perché dono riservato ai re.

LE RELIQUIE DEI MAGI
Secondo la tradizione i Magi sarebbero morti in Persia e sepolti insieme in una grande tomba. Elena (madre di Costantino), venutane a conoscenza, avrebbe fatto trasportare le reliquie a Costantinopoli in una grande chiesa fatta costruire apposta per ospitarle.
Alcuni storici sostengono che queste reliquie, nello stesso IV secolo, furono trasportate da Costantinopoli a Milano da Eustorgio, vescovo di questa città, mentre altri ritengono che giunsero in Italia con le crociate.
Una cosa sembra certa: nel 1162 si sa che le spoglie dei Magi si trovavano in Lombardia. Infatti in questa data il Barbarossa, che aveva raso al suolo Milano, teneva molto alla conservazione di quelle reliquie per appropriarsene, come garanzia di una particolare compiacenza e protezione da parte di Dio.
La presenza delle reliquie nel capoluogo lombardo è testimoniata anche dal culto che si diffuse nella regione.  Queste reliquie nel 1164 da Milano furono trasportate a Colonia, in Germania, dove attualmente sono conservate.

ASPETTANDO IL NATALE


SE HAI AMICI CERCALI:


il Natale è Incontro.
Se hai nemici, riconciliati:
il Natale è Pace.
Se hai poveri vicino, aiutali:
il Natale è Dono
Se hai superbia seppelliscila:
il Natale è Umiltà
Se hai debiti,pagali:
il Natale è Giustizia
Se hai peccati, convertiti:
Il natale è Grazia

Se hai tenebre, accendi la tua lampada:
Il Natale è Luce.
Se hai tristezza, ravviva la tua allegria:
il Natale è Soddisfazione:

Se hai sbagliato,rifletti:
il Natale è verità.
Se hai odio,dimenticalo:
il Natale è Amore...
----------------------------------------------------
La neve cade giù e il vento
Spazza via
I ricordi dell'estate
che malinconia!

Arriva il Natale
Con le sue melodie
E nell'aria risuonano le parole mie:

Natale è armonia,
Natale è magia… il cuore che batte
Ed è mezzanotte!

In una capanna
col freddo e con il gelo
Giuseppe e Maria hanno un solo pensiero:

il nostro bambino
amore darà
ed in tutto il mondo
lui lo porterà.
----------------------------------
Il fiocco di neve non lo sa
Se un giorno si fermerà
Solo il vento lo sa.

La guerra non si sa
Se un giorno finirà
Solo Dio lo sa.

Il Natale che arriverà
Spero gioia porterà.
Con la preghiera di noi bambini
Speriam che ci sia serenità.

INVERNO


NOTTE  INVERNALE:

Pioveva e Orso era  fradicio. Si riparava a stento sotto una grondaietta che lo copriva solo in parte.      Tremava e la sua pelle  emanava un odore strano.
Era sera, era inverno e la notte era lunga. Le notti invernali, per chi non ha casa sono un tormento. Orso non aveva casa né cibo. Rovistava fra i rifiuti per trovar qualcosa da mangiare, ma spesso lo cacciavano, come si cacciano i derelitti.
Poi, sotto la piccola grondaia, avvenne il miracolo. Lei si avvicinò e lo guardò negli occhi. Anche lei era derelitta, bagnata ma bellissima. Si strinse a lui e gli diede calore.
Sotto la pioggia i due cani si sentirono felici.

                                                                                                                      

ELEONORA

ELEONORA LE MIE FOTO MODIFICATE

FILASTROCCHE DEI BEI TEMPI PASSATI


TRE FILASTROCCHE DEI MESI DELL'ANNO:

I mesi dell'anno
Gennaio neve e tramontana
Febbraio grandi e piccoli rintana
Marzo spazza nuvole dal cielo
Aprile dolce dormire
Maggio canoro porta gioia a tutti
Giugno ci dona saporiti frutti
Luglio le bionde spighe fa tagliare
Agosto porta i bimbi al mare
Settembre ci dà l'uva dolce e bella
Ottobre* porta al bimbo la cartella
Novembre dona foglie secche al vento
Dicembre porta il freddo e già lo sento.

* Prima la scuola iniziava a ottobre

--------------------------------------------------------------------------------------------------

Dodici fratelli:
Nel gennaio freddo e gelo.

A febbraio di nebbia il velo.

Marzo pazzo, agitatore.

Dolce è april col suo tepore.

Maggio, sbocciano le rose.

Giugno, messi rigogliose.

Luglio, invita in riva al mare.

Arde agosto e fa sudare.

Nel settembre la poesia!

Vino a ottobre ed allegria!

Vien novembre, umido e tetro.

Poi dicembre a tutti dietro.

Ecco i dodoci fratelli,

metà brutti, metà belli.

--------------------------------


Gennaio mette ai monti la parrucca,
Febbraio grandi e piccoli imbacucca.
Marzo è pazzerello,
esce il sole ma prendi l'ombrello.
Ad Aprile è dolce dormire
e in Maggio ti puoi svestire.
A Giugno andiamo al mare,
a Luglio ti puoi abbronzare.
Agosto c’è il solleone,
a Settembre metti il maglione.
A Ottobre cadon le foglie,
a Novembre il freddo ti coglie.
A Dicembre il gelo non manca,
e la neve tutto imbianca.

ALCUNE IMMAGINI E RACCONTI DELLA BRIANZA

BRIANZA E LA SUA STORIA:


Il documento più antico in cui si accenna al nome Brianza è del 1097, e denominava una zona relativa al Monte di Brianza, ovvero alle attuali colline intorno al S. Genesio. Col passare degli anni, il termine Brianza ampliò la sua portata sino a comprendere tutta regione attuale. I confini della Brianza comprendono un territorio che possiede tre città rilevanti in Lombardia: Como, Lecco, Monza. E' un triangolo ideale che unisce queste città con propaggini a Nord nella Valassina . La Brianza è quindi la regione a nord di Milano, che si estende tra il corso dell'Adda a est, e quello del Seveso ad ovest. E' limitata a settentrione dalla linea pedemontana che unisce Como con Lecco e a sud arriva a comprendere la città di Monza. I due grandi fiumi che delimitano la Brianza sono il Lambro e l'Adda e al centro scorre anche il Seveso che sembrerebbe il meno importante, ma, in realtà, è la componente che ha giocato un ruolo rilevante nella storia della parte bassa della nostra pianura, non solo briantea, ma della Provincia di Milano. Il Seveso diviso in due parti, Seveso grande e Seveso piccolo, circondava la città di Milano che quindi aveva come difesa naturale d'acqua un fiume proveniente dalla zona brianzola o meglio dal territorio di Erba. Attorno al 1450, fu istituito il Vicariato del Monte di Brianza: per mezzo di tale istituzione, il Podestà locale poteva amministrare la giustizia minore. Questo vicariato era formato dalle pievi di Garlate, Brivio, Oggiono, Agliate, Missaglia, con sedi successive a Barzanò e a Mariano. Se dovessimo disegnare una Brianza "storica" limitandoci a questa definizione, troveremmo i seguenti confini geografici: i fiumi Adda e Lambro - con leggero sconfinamento, a Occidente, di una parte della pieve di Agliate -, per quanto riguarda l'asse Est-Ovest; le colline che collegano Monticello, Missaglia, Montevecchia e Merate segnerebbero il confine Sud, mentre i laghi di Garlate, Annone e Pusiano fungerebbero da confine Nord; un territorio decisamente limitato e ristretto: a cosa dobbiamo, allora, le smisurate dimensioni che sembra aver assunto, anche sui libri specifici e nel linguaggio moderno, la Brianza attuale? A partire dal '700 e fino a tutto il '900, le famiglie del patriziato milanese trascorrevano le vacanze estive fuori città e una delle mete preferite furono proprio le prime colline del Nord-Est milanese: facili da raggiungere, perché erano quelle più vicine, diventarono ben presto sinonimo di località di villeggiatura e delizia. Avere una villa in Brianza, quindi, era alla moda o - meglio ancora - era uno status symbol e fu così che, per dirla con le parole di Carlo Emilio Gadda: "Se i Milanesi non riuscivano a portare la loro villa in Brianza, portavano la Brianza fino a dove avevano la villa..."
Sembra quindi incredibile, eppure, al giorno d'oggi, il nome di Brianza viene abusato, per indicare, addirittura, tutta la zona in piano situata appena sopra Milano, nonché il Canturino, il Comasco e, su su, fino alla valle Assina




Carlo Cattaneo, storico e uomo politico lombardo fra i più importanti dell’800, nel 1836 descriveva la Brianza come un piccolo eden "sparso di colline e laghetti" paragonabile per la sua bellezza ai colli di "Fiesole o Sorrentini" ovvero i luoghi più celebri e celebrati del tempo, meta irrinunciabile del colto turismo straniero.
Sono passati circa 170 anni da allora, e il visitatore contemporaneo che oggi percorre questa terra ammira un paesaggio diverso, frutto dell’instancabile operosità umana: una fitta rete di strade accoglie il turista che si trova a osservare una moltitudine di ville e villette inframmezzate da numerose industrie e aziende.
Alla metà dell’ottocento l’illustre brianzolo Cesare Cantù in molti scritti delimitava il territorio della Brianza "fra il Lambro e l’Adda, i monti della Valsassina e le ultime ondulazioni delle Prealpi che muoiono a Usmate….", Non dimenticando poi di descrivere le ricchezze agricole, dove abbondano "vino, bozzoli, legumi e frutta" i cui abitanti si danno all’agricoltura, o lavorano sui telai o nelle grandi manifatture sparse un po’ d’ovunque.
Ma anche in Brianza non sono mancati momenti di povertà, tensioni sociali, agitazioni contadine e operaie. Tutto il patrimonio dolente ed esaltante della modernità passò anche di qui, e produsse le sue conseguenze
Ma non ci fu emigrazione di massa come nel mezzogiorno, né banditismo, ne proletariato miserabile. Contadini, Operai, Artigiani, Imprenditori, seppero darsi un’organizzazione, un ordine e una coesione solidale, fin dalla seconda metà dell’ottocento. Partiti e Sindacati trovarono terreno fertile ma non estremista, e tanto meno violento. Non a caso Monza e la Brianza dissero no al partito Nazionale Fascista alle elezioni del 1924; divenendo poi centri attivi della resistenza e in questo territorio che agì un eroe come Gianni Citterio, il "Clandestino Diomede". Il resto è storia di oggi con le sue luci e le sue ombre.
Bisogna vivere in Brianza, giorno dopo giorno, respirare a pieni polmoni la sua aria, la sua nebbia "scighera" e sentire il ritmo quotidiano della sua vita per capire ed amare questa terra, bisogna viverci per comprendere che pur essendo vicina ad una metropoli intasata di traffico, percorsa da gente frettolosa e preoccupata, costretta com’è dai limiti del "fare", dell’utile più che del bello, che i suoi abitanti non hanno ancora perso la gioia di vivere.
Bisogna viverci in questo "giardino di Lombardia" per accorgersi che esiste un modo diverso di affrontare la vita, fatta, si, di cose concrete, di attività da portare avanti e di benessere da raggiungere, ma aperta anche al gusto di ciò che va al di là dell’immediato, e sa dare all’anima un lungo e aperto respiro, frutto di gioia e di soddisfazione profonda.
Bisogna viverci in Brianza per comprendere un fenomeno il "pendolarismo" iniziato in sordina e cresciuto in pochi anni a dismisura. I pendolari ogni mattina sbarcano a Milano come un "esercito" che va all’attacco della città, sono individui di ogni età, cultura, estrazione sociale, sciamano dalle stazioni Centrale, Lambrate, Nord, Sesto San Giovanni e dalle corriere. Si affrettano ad assalire i mezzi cittadini, trascorrendo in viaggio giorni, mesi, anni di vita. Come un sasso gettato nello stagno irradia i suoi cerchi, così, l’esercito dei pendolari ogni giorno invade il tessuto urbano da una periferia all’altra, sopraggiunge all’alba e si ritira a sera.
Bisogna vivere in Brianza dove si traffica e si corre, come la vita moderna esige e comanda, per comprendere che è sufficiente spalancare una finestra o fare qualche passo fuori dall’abitato, verso i campi, verso le colline, verso un corso d’acqua che scorre poco lontano, magari approfittando di una pausa di lavoro, per non sentirsi più un automa, per capire che la vita di un uomo non può essere vissuta degnamente senza una dimensione anche contemplativa. E proprio questo, con la sua bellezza la Brianza suggerisce e ricorda ogni giorno.





































































.

ASTE GIUDIZIARIE INCANTO 10 anni di attività 1999-2009 http://www.incantonline.it/archivio_aste.htm


Ciao a tutti mi permetto di segnalarvi un sito interessante un asta online c'è proprio di tutto

LA NOTTE DI HALLOWEEN....

AUTUNNO E I SUOI COLORI

-BATTISTI

IN ONORE AL GRANDE LUCIO BATTISTI

RUGGERO SCANDIUZZI -STELLA-

VOLETE DELLA BUONA MUSICA CON DEDICHE CLICCATE QUI SOTTO RADIO GIBSONMUSIC

AUGURI DI BUONA PASQUA

CHIARA

CANZONE CHIARA CREATA DA VINCENT GIANNINI

tutto vincent

REPORTAGE

PIANO BAR 26°PUNTATA DEL 25-03-08

C'ERA UNA VOLTA PIANO BAR

UN CALOROSO SALUTO A TUTTI GLI AMICI DI PIANO BAR

inicjalization...Countdown Uhr

    NATALE2018

    NATALE2018

    BRIANZA

    la zona di verde appena fuori da milano che si trova fra il ramo di lecco e quello di como un vero paradiso per i milanesi un toccasana per la città di milano, si trova dai 150 ai 300 metri
    sopra il livello del mare ed è costituita da colline ai piedi delle prealpi lombarde.

    LUIS-BRIANZA

    A.N.C ERBA


    VOTA.IL.BLOG

    i migliori link

    Lettori fissi

    Blog Italiani

    canzoni anni 70

    canzoni anni 70
    vecchie canzoni x i giovani sessantenni come mè vecchi ricordi dei nostri vent'anni....rimasti nei nostri pensieri....
    Personal blogs

    cappella sistina

    cappella sistina
    non sei mai stato a Roma non hai mai visto la cappella sistina?clicca sulla foto e divertiti a girare nella cappella sistina in 3D usa il mause puoi anche zummare avvicinarti agli affreschi e guardarli da vicino.luis per i visitatori del blog

    SITI X BAMBINI

    BATTUTE

Nome ImmagineNome ImmagineNome Immagine