AUGURO A TUTTI UN 2010 FANTASTICO


                                                                                                                                                                    IL 2010 E ARRIVATO

LUIS VI AUGURA UN FELICE NATALE



UNA POESIA DEL SANTO NATALE

IL PRESEPE

   
     IL PRESEPE TRADIZIONE ITALIANA:                                                  


Il nome “presepe” viene del Vangelo di San Luca, in cui si racconta che la Madonna, dopo aver partorito, avvolse il piccolo Gesù nelle fasce e lo mise in un praesepe, cioè in una mangiatoia. L'invenzione del presepe come lo conosciamo oggi, è attribuita a San Francesco.



Secondo la biografia del santo, due settimane prima del Natale del 1223 san Francesco si accordò con Giovanni Velita, signore di Greccio, per celebrare proprio nel paese umbro la nascita di Gesù, volendo ricreare non solo l'atmosfera di Betlemme ma anche i disagi vissuti dal bambinello. Così, con la partecipazione della popolazione, nacque il primo presepe vivente della storia.

I PERSONAGGI DEL PRESEPE
Gran parte delle ambientazioni tipiche del presepe non derivano dai Vangeli canonici, che parlano in modo vago della natività, ma da quelli apocrifi e da arcane tradizioni ormai dimenticate.
Il bue a l'asinello, ad esempio, derivano da un'antica profezia di Isaia: "Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone". Sebbene Isaia non si riferisse assolutamente alla nascita del Cristo, l'immagine dei due animali venne utilizzata comunque come simbolo degli ebrei (rappresentati dal bue) e dei pagani (rappresentati dall'asino).
Anche la stalla o la grotta in cui Maria avrebbe dato alla luce il Messia non compare nei Vangeli canonici: anche quest'informazione arriva dai Vangeli apocrifi. Inoltre non bisogna dimenticare che la grotta è un ricorrente simbolo mistico e religioso per molti popoli soprattutto del settore mediorientale: una delle più famose divinità persiane, Mitra, nacque proprio in una grotta, il 25 dicembre.
Le gesta dei Re Magi, invece, vengono narrate dal Vangelo dell'Infanzia armeno.
LA TRADIZIONE
Il Presepe, secondo la tradizione, deve essere fatto il giorno di San Nicola o di Santa Lucia (di sant'Ambrogio a Milano), lasciando però la mangiatoia vuota, che accoglierà il bambinello nella Notte di Natale. Il Presepe si completa il 6 di gennaio, con l'arrivo dei tre Re Magi venuti dall'Oriente a portare doni di oro, incenso e mirra a colui che la stella cometa aveva indicato come “Luce del mondo”.

IL PRESEPE NELLA STORIA
Primo esempio di presepe inanimato a noi pervenuto è quello che Arnolfo di Cambio scolpì nel legno nel 1280 e del quale oggi si conservano le statue residue nella cripta della Cappella Sistina di S. Maria Maggiore a Roma.
Da allora e fino alla meta' del 1400 gli artisti modellano statue di legno o terracotta che sistemano davanti a un fondale riproducente un paesaggio, ambientazione della scena della Natività: i presepi, però, vengono esposti solo all'interno delle chiese.
Per i primi veri presepi dobbiamo aspettare il XV secolo, quando si diffonde l'usanza di collocare nelle chiese grandi statue permanenti: uno dei più antichi, tuttora esistenti, è il presepe monumentale della Basilica di Santo Stefano a Bologna che viene allestito ogni anno per Natale.
Dal XVII secolo il presepe inizia a diffondersi anche nelle case, quelle dei nobili, sotto forma di "soprammobili" o di vere e proprie cappelle in miniatura, anche grazie all'invito del papa durante il Concilio di Trento ad incoraggiare questa pratica.
Nel XVIII secolo, addirittura, a Napoli si scatena una vera e propria competizione fra famiglie su chi possieda il presepe più bello: in questo periodo il presepe napoletano raggiunge la celebrità che tutt'oggi conserva, conferendo al tradizionale presepe caratteristiche sempre più “umane”, con l'aggiunta di personaggi della quotidianità.

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Non tutti sanno che, nell'iconografia antica, la stella cometa non viene rappresentata con una coda. Fu Giotto il primo a dipingere la natività con una stella dotata di coda, nell'affresco contenuto nella cappella degli Scrovegni a Padova.



L'affresco, riporta probabilmente un fenomeno che impressionò fortemente il pittore: il passaggio della cometa di Halley nel 1301.
Da quel momento si moltiplicarono i quadri ispirati a questo affresco, probabilmente perché la coda rispondeva al desiderio di avere un corpo celeste che indicasse una direzione, e la stella con la coda entrò a pieno titolo nell'iconografia tradizionale della natività.

LA STELLA C'ERA DAVVERO? ED ERA UNA COMETA?
Vari studiosi si sono cimentati nell'identificazione della “stella di Betlemme” apparsa ai Magi intorno all'anno zero.
Alcuni hanno ipotizzato che si trattasse della cometa di Halley, la stessa che impressionò Giotto e che fu visibile dalla Terra nel 12 a.C.. Ma questa data non è compatibile con l'opinione corrente della maggior parte degli storici che datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C.

La gran parte degli studiosi è propensa a credere che “la stella” che guidò i Magi non fosse un singolo oggetto celeste, ma una congiunzione di pianeti: Keplero segnalò che nel 7 AC. vi fu una tripla congiunzione di Giove con Saturno, evento molto raro che si verifica ogni 805 anni, mentre nel 6 a.C., vi furono simultaneamente le congiunzioni di Giove con la Luna e di Marte con Saturno, entrambe nella costellazione dei Pesci.
Questo fenomeno deve aver avuto un enorme valore: essendo considerata una 'grande' congiunzione e in vista della imminente era del messia (o anche età dell'oro), mise in allarme l'intero mondo antico.
Inoltre, secondo i calcoli,  Betlemme si trova proprio nella direzione in cui la luce nella costellazione dei Pesci poteva essere percepita da viaggiatori che giungessero da Oriente ed alcuni documenti confermano che fu proprio nel 7 a.C. che nei cieli della sponda meridionale del Mediterraneo e in Mesopotamia si verificò un fenomeno luminoso nettamente percepibile con gli stessi caratteri di quello dell'episodio dei Magi.
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 L'albero di Natale ha una tradizione antica che viene fatta risalire alle popolazioni germaniche, in particolare ai Teutoni. Essi solevano celebrare il Solstizio d’inverno recandosi nel bosco e recidendo un abete come rito propiziatorio.



Portato in casa, l'abete veniva addobbato con ghirlande e dolci: insomma un vero e proprio antenato del nostro Albero di Natale. L'immagine dell'albero, specie se sempreverde, come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale e, probabilmente, in seguito assimilato dal Cristianesimo.

La prima notizia ufficiale sull'uso dell'albero di Natale viene dall'Alsazia. È una cronaca di Strasburgo e nel  1605 annota: "Per Natale i cittadini si portano in casa degli abeti, li mettono nelle stanze, li ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similoro".

Prima dell'apparizione "ufficiale" dell'albero di natale, però, esisteva un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “Gioco di Adamo ed Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell'abbondanza per ricreare l'immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché quest'ultimi avevano una profonda valenza "magica" per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici.

L'usanza vera e propria dell'albero di Natale entrò nelle case tedesche nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo era già pratica comune in tutte le città della Renania. L'uso di candele per addobbare i rami dell'albero è attestato già nel XVIII secolo Per molto tempo, la tradizione dell'albero di Natale rimase tipica di queste regioni.

Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A tutt'oggi, la tradizione dell'albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell'Europa di lingua tedesca (si veda per esempio l'usanza dei mercatini di Natale)
 
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"I re magi erano tre fratelli: Melchiorre, che regnava sui persiani, poi Baldassare che regnava sugli indiani, ed il terzo Gaspare che dominava sul paese degli arabi". Così narrano i Vangeli apocrifi, che co forniscono il numero e i nomi dei sapienti orientali.



Le gesta dei Magi vengono narrate anche nel Vangelo di Matteo, che ne racconta la partenza verso Betlem, l'adorazione del bambino e la visita dell'angelo che li avvertì di non tornare da Erode.
La parola mago, che deriva dal greco 'magoi', non faceva riferimento a persone con poteri soprannaturali, bensì definiva gli appartenenti ad una casta sacerdotale persiana che si interessava di astronomia e astrologia. I magi erano gli studiosi dei fenomeni celesti.
La loro religione li conduceva alla costante attesa di un 'Soccorritore divino", il ruolo del quale sarebbe stato quello di aprire un'era di rinnovamento e di rigenerazione dopo la fase di decadenza che l'aveva preceduto: in particolare il 'Soccorritore' sarebbe dovuto nascere da una vergine discendente da Zarathustra e avrebbe condotto con sé la resurrezione universale e l'immortalità per gli esseri umani. Molte leggende accompagnavano il mito del 'Soccorritore', tra le quali: una stella lo avrebbe annunciato. Tenendo conto di questo contesto culturale, non meraviglia il comportamento dei magi nella descrizione di Matteo.

SIMBOLOGIA DEI MAGI E DEI DONI 
I magi sono tre, il numero perfetto, e diverse sono le interpretazioni date a questo numero. Alcuni ci vedono rappresentate le tre eta' dell'uomo: gioventù, maturità e vecchiaia. Altri le tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa.
Anche i tre doni dei Magi hanno un significato: fanno riferimento alla duplice natura di Gesu', quella umana e quella divina: l' incenso, testimonianza di adorazione alla sua Divinità, la mirra, per il suo essere uomo, l'oro perché dono riservato ai re.

LE RELIQUIE DEI MAGI
Secondo la tradizione i Magi sarebbero morti in Persia e sepolti insieme in una grande tomba. Elena (madre di Costantino), venutane a conoscenza, avrebbe fatto trasportare le reliquie a Costantinopoli in una grande chiesa fatta costruire apposta per ospitarle.
Alcuni storici sostengono che queste reliquie, nello stesso IV secolo, furono trasportate da Costantinopoli a Milano da Eustorgio, vescovo di questa città, mentre altri ritengono che giunsero in Italia con le crociate.
Una cosa sembra certa: nel 1162 si sa che le spoglie dei Magi si trovavano in Lombardia. Infatti in questa data il Barbarossa, che aveva raso al suolo Milano, teneva molto alla conservazione di quelle reliquie per appropriarsene, come garanzia di una particolare compiacenza e protezione da parte di Dio.
La presenza delle reliquie nel capoluogo lombardo è testimoniata anche dal culto che si diffuse nella regione.  Queste reliquie nel 1164 da Milano furono trasportate a Colonia, in Germania, dove attualmente sono conservate.
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