Ogni anno, la notte di S. Silvestro, tra piatti succulenti serviti a cena e brindisi frizzanti di buon augurio, si saluta il tempo attraverso riflessioni-ora leggere e distratte ora più lucide e profonde- su ciò che è stato. Qualunque cosa abbiano predetto i Maya sul prossimo futuro, ci si aspetta sempre di costruire qualcosa-attuare un nuovo progetto, fare carriera, accrescere la famiglia, fare un viaggio- che segni l’anno di cui si attende l’arrivo come speciale,unico;l’occasione per rimanere protagonisti della storia, in barba alla fine del mondo tanto cara a certi programmi tv
Nel giorno della convivialità più atteso dell’anno, il 2010 fa da tessuto armonico alle voci di tutto il mondo, che-ognuna con un motivo diverso- cantano gioie e dolori di ogni ramo sociale, politico, culturale e religioso della Terra. A noi italiani di certo renderebbe felici che il nostro Paese recuperasse dignità culturale: per secoli siamo stati baluardo di conoscenza e modello verso cui proiettare il sapere; non è per nulla edificante constatare la difficoltà di nutrire la scienza- nella scuola e nel mondo delle arti, della cultura e dello spettacolo in genere- per via di sostegni governativi sempre più timidi e a tratti diffidenti. Saremmo tanto contenti che i ricercatori di tante università italiane salutassero il nuovo anno giù dai tetti degli atenei, rinfrancati dalla possibilità di un futuro da costruire, nella vita e nella professione. Per non parlare di quanto staremmo in pace se il 2010 portasse via con sé- ed una volta per tutte- le brutture delle esasperazioni nelle proteste studentesche, degli operai; dei precari della scuola o dei pastori sardi! Ancora: ci piacerebbe cancellare gli scontri con polizia e carabinieri, ricordando che manifestare è un diritto, da sempre esercitato verso governi sordi o in risposta ad un grave disagio sociale. Certo: chi scende in piazza- e non è necessariamente (come si è detto?..”facinoroso”, se non ricordo male) fuori corso e guerrafondaio d’indole- è fortemente danneggiato dai criminali che si insinuano tra le masse con altri obiettivi, purtroppo. E’ fondamentale portare al 2011 il concetto che ai dimostranti non reca alcun vantaggio scagliarsi contro le forze dell'ordine; Cultura è (lo scrivo in maiuscolo) anche riconoscere i ruoli e rispettarli per quelli che sono. Ogni episodio di efferata violenza è da condannare, nettamente.
C’è bisogno di nuove spinte, motivazioni forti che segnino il passaggio al nuovo anno in nome di un cambiamento,di una luce diversa verso ciò che da sempre ha reso l’uomo ricco: la conoscenza. Buttiamo via, per favore, la figura imbarazzante di un’Italia miserabile al Teatro Alla Scala di Milano lo scorso sette dicembre: che il M° Baremboim, alla prima di Die Walküre di Wagner, abbia dovuto ricordarci che la costituzione italiana si fonda sulla cultura e che tutto il mondo della musica e legato alle scienze umanistiche è profondamente preoccupato per il futuro del Paese- dopo i tagli alla scuola, ai teatri, al cinema ed alle Belle Arti- è stato quanto meno mortificante. E' necessaria, secondo me, un'assunzione di responsabilità a più livelli; non dimentichiamo che per i bambini, come per le masse sociali, si tende ad agire per ciò che si vede fare: è l'esempio che fa la differenza. Dimostriamo, dunque, al nuovo anno e al mondo che sappiamo essere uniti almeno una volta di più rispetto ad una partita della nazionale ai mondiali di calcio ed auguriamoci, affidando alle bollicine dello spumante la freschezza del pensiero, un’attualità migliore, che rifletta un’identità degna. In tutti i sensi.
Buon anno!
..
.
Nel giorno della convivialità più atteso dell’anno, il 2010 fa da tessuto armonico alle voci di tutto il mondo, che-ognuna con un motivo diverso- cantano gioie e dolori di ogni ramo sociale, politico, culturale e religioso della Terra. A noi italiani di certo renderebbe felici che il nostro Paese recuperasse dignità culturale: per secoli siamo stati baluardo di conoscenza e modello verso cui proiettare il sapere; non è per nulla edificante constatare la difficoltà di nutrire la scienza- nella scuola e nel mondo delle arti, della cultura e dello spettacolo in genere- per via di sostegni governativi sempre più timidi e a tratti diffidenti. Saremmo tanto contenti che i ricercatori di tante università italiane salutassero il nuovo anno giù dai tetti degli atenei, rinfrancati dalla possibilità di un futuro da costruire, nella vita e nella professione. Per non parlare di quanto staremmo in pace se il 2010 portasse via con sé- ed una volta per tutte- le brutture delle esasperazioni nelle proteste studentesche, degli operai; dei precari della scuola o dei pastori sardi! Ancora: ci piacerebbe cancellare gli scontri con polizia e carabinieri, ricordando che manifestare è un diritto, da sempre esercitato verso governi sordi o in risposta ad un grave disagio sociale. Certo: chi scende in piazza- e non è necessariamente (come si è detto?..”facinoroso”, se non ricordo male) fuori corso e guerrafondaio d’indole- è fortemente danneggiato dai criminali che si insinuano tra le masse con altri obiettivi, purtroppo. E’ fondamentale portare al 2011 il concetto che ai dimostranti non reca alcun vantaggio scagliarsi contro le forze dell'ordine; Cultura è (lo scrivo in maiuscolo) anche riconoscere i ruoli e rispettarli per quelli che sono. Ogni episodio di efferata violenza è da condannare, nettamente.
C’è bisogno di nuove spinte, motivazioni forti che segnino il passaggio al nuovo anno in nome di un cambiamento,di una luce diversa verso ciò che da sempre ha reso l’uomo ricco: la conoscenza. Buttiamo via, per favore, la figura imbarazzante di un’Italia miserabile al Teatro Alla Scala di Milano lo scorso sette dicembre: che il M° Baremboim, alla prima di Die Walküre di Wagner, abbia dovuto ricordarci che la costituzione italiana si fonda sulla cultura e che tutto il mondo della musica e legato alle scienze umanistiche è profondamente preoccupato per il futuro del Paese- dopo i tagli alla scuola, ai teatri, al cinema ed alle Belle Arti- è stato quanto meno mortificante. E' necessaria, secondo me, un'assunzione di responsabilità a più livelli; non dimentichiamo che per i bambini, come per le masse sociali, si tende ad agire per ciò che si vede fare: è l'esempio che fa la differenza. Dimostriamo, dunque, al nuovo anno e al mondo che sappiamo essere uniti almeno una volta di più rispetto ad una partita della nazionale ai mondiali di calcio ed auguriamoci, affidando alle bollicine dello spumante la freschezza del pensiero, un’attualità migliore, che rifletta un’identità degna. In tutti i sensi.
Buon anno!
..
.
Posta un commento